• PILLOLE DI TIPOGRAFIA: CARATTERI E FONT •

Il termine font trova la sua origine nella lingua francese, anche se i più pensano che sia un termine di derivazione anglosassone. Questa falsa credenza deriva dal fatto che questo termine è la trasposizione inglese della parola fonte (termine derivante dal francese medievale che si pronunciava proprio con la e finale muta: “font”) e che significava “fuso”.

La parola ha la stessa radice latina del verbo italiano “fondere” e il riferimento è direttamente collegato alla macchina a caratteri mobili di Gutenberg: il tedesco Johannes Gutenberg negli anni 1453-1455 inventò la tecnica di stampa basata sull’uso di elementi mobili di metallo (cubetti formati da una lega di piombo, antimonio e stagno… quindi appunto fusi insieme) che recavano in rilievo, sulla faccia superiore, una lettera dell’alfabeto specchiata. Questi cubetti erano disposti l’uno accanto all’altro su un’intelaiatura in modo da comporre le righe e, spalmati d’inchiostro, riproducevano intere pagine di testi su un supporto di carta in maniera seriale.

La parola font verrà in seguito importata in Inghilterra e da lì si diffuse in tutti i paesi anglofoni fino a espandersi in tutto il mondo nel corso dell’ultimo secolo.

Differenza tra carattere tipografico e font

Carattere tipografico e font non sono la stessa cosa: spesso troviamo utilizzati questi due termini come se avessero la stessa valenza di significato, ma non è affatto così!

Il carattere tipografico è l’insieme di tutte le lettere, i glifi e segni di interpunzione progettati o disegnati secondo la stessa coerenza visiva e di significato.

Il font è invece lo strumento tecnico tramite il quale il carattere tipografico viene riprodotto, trasmesso o stampato. Se all’epoca di Gutenberg era il “cubetto di metallo”, oggi è un semplice file che viene letto dal software.

Per fare una metafora esemplificativa: i caratteri sono le note musicali, la canzone è il carattere tipografico, il file mp3 attraverso cui la ascoltiamo è il font.

Carattere e glifo

All’interno di un carattere tipografico abbiamo lettere, numeri e simboli dell’alfabeto di riferimento che vengono chiamati semplicemente caratteri. “A” è un carattere, “5” è un carattere, “?” è un carattere.

Sempre facente parte del carattere tipografico, abbiamo i glifi. Il termine glifo deriva dal greco glypho e cioè “incidere” ed è un segno che rappresenta in modo specifico la forma, l’estetica e il design di un carattere. Come definizione, possiamo quindi dire che i glifi sono le varianti di un carattere. Per esempio il carattere A ha come glifi “À, a, a” ecc cc… Oppure, altri glifi possono essere segni grafici e legature particolari come la “&” (l’unione delle lettere e e t).

Tipologie di caratteri

Generalmente, possiamo suddividere le tipologie di caratteri in due macro-categorie:

  • i serif “con grazie”
  • i sans serif “senza grazie”

La differenza sta nell’utilizzo o meno quei prolungamenti più o meno accentuati alle estremità delle aste ascendenti o discendenti, che derivano dalla scrittura calligrafica manuale chiamate appunto “grazie”.

Se hai notato, in alcune tipologie di caratteri come per esempio il Times New Roman, troviamo degli allungamenti alle estremità del carattere che sono utilizzate non solo per renderlo più elegante (più “aggraziato”) ma accompagna l’occhio nella lettura delle singole lettere che compongono una determinata, parola rendendola più leggibile. Per questo motivo, per libri e romanzi si preferisce utilizzare questa tipologia.

I sans serif sono detti anche bastoni, sono infatti privi di grazie caratterizzati da una maggior geometricità con assi verticali delle lettere e forma squadrata delle curve. Un esempio di font sans serif sono l’Helvetica o il Gill Sans. La tipologia senza grazie è invece utilizzata per i titoli o per elementi testuali che devono avere un forte impatto visivo.

In realtà esistono molte altre di tipologie (font egiziani, neo-grotteschi, gotici, script…) ma non è questo il momento di approfondire, metteremmo troppa carne al fuoco!

Varianti di font

Come detto, un font è un file a cui corrisponde un carattere tipografico. All’interno di esso sono inseriti tutti i glifi che sono stati progettati in modo che funzioni come un corpo unico.

Anche i font sono raggruppati in famiglie di font in cui troviamo varianti del carattere tipografico originario.

Le varianti principali sono:

  • Roman o Regular, cioè le varianti normali
  • Bold o Light che rappresentano le varianti di peso (cioè lo spessore del carattere)
  • Italic, che non è semplicemente un font Regular inclinato ma è proprio un font progettato con scelte ottiche ed estetiche diverse
  • Le versioni compresse (Condensed) e allargate (Extended).

Per concludere

In un progetto grafico che comprenda parti testuali più o meno estese, scegliere la tipologia di font più adatto non è cosa scontata. Ogni famiglia font ha sue peculiarità: bisogna sempre valutare l’ingombro fisico di ogni lettera, l’estensione che può avere la parola all’interno di una grafica, il peso, la leggibilità a seconda del supporto e del formato…

Tutte cose da valutare affinché la tua comunicazione possa essere sia esteticamente gradevole sia comprensibile senza sforzi da parte del lettore.

Conoscere le tipologie di font e come abbinare correttamente le diverse categorie o varianti sono valutazioni che solo chi ne ha competenza può ottimizzare al meglio e usarli sapientemente.

Flyerbox mette a tua disposizione uno staff di grafici altamente specializzati che, conoscendo in maniera specifica questi argomenti e approfondendo la materia con continui aggiornamenti sui trend, possono disegnare e comporre la tua grafica in maniera originale e altamente performante, creando una comunicazione visiva pienamente rispettosa delle regole e piacevolmente bella.

Curiosità

Si dice IL font o LA font? Questa è un dibattito ancora aperto nel mondo della grafica italiana. La maggior parte dei professionisti del settore considera questa parola maschile. Essendo infatti una parola straniera inglese assume in italiano il genere neutro, il quale ha le regole grammaticali del genere maschile (come per esempio anche per le parole computer o smartphone). Il discorso non è comunque affatto concluso, poiché anche la Crusca ha detto che si può usare in entrambi i modi.

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